di Romano Bartoloni
Ormai la frittata è fatta e non serve a nulla piangere sul latte versato. Con il passare dei giorni, il tormentone su contratto sì, contratto no scava dubbi nelle resistenze dei contestatori e la realtà dell’impotenza comincia a venire a galla dalle assemblee dei cdr e dai faccia a faccia con i sottoscrittori della cosiddetta ipotesi di accordo. Anche se la segreteria federale si decidesse a dimettersi, sommersa dalle bordate di fischi della platea, è impossibile ( o, se volete, improbabile) che gli eredi riescano, all’ultima ora, a cambiare le carte in tavola. Come nella favola di Esopo, lo starnazzare delle anatre scontente ci darebbe soltanto un re travicello. Arbitro il governo, gli editori hanno incassato la vittoria, e non hanno alcuna intenzione, dopo 18 mesi di duro tira e molla con i giornalisti, di ricominciare daccapo la partita e rimettere in discussione a tavolino il risultato conquistato sul campo. Purtroppo, la sconfitta c’è tutta, anche se volessimo giudicarla onorevole, dignitosa, contenuta, subìta ai punti e per il rotto della cuffia. Il rospo va ingoiato con discutibili magrissime soddisfazioni. Si dice che sarebbe potuto andare peggio. Ed è vero, si sarebbe potuto perdere anche 5 a 0, lasciando sul campo anche gli scatti di anzianità, i trasferimenti di imperio, gli inviatini ecc, Si sostiene, però, che si è ottenuto in cambio la contropartita della tutela sindacale dei più deboli. Sarebbe vero se si fosse rispettata lo spirito e la lettera della riforma statutaria della Fnsi (pubblicisti e quanti altri diventati sulla carta non più colleghi di seconda categoria), aprendo le porte dell’art. 1 del contratto anche alle retrovie (una richiesta invano sostenuta da diversi di noi in commissione contratto). Viceversa, si è avuta una manciata di foglie secche sia per i free-lance sia per il mondo online. Un pezzo di carta in mano ai patti dei coordinati e continuativi non cambia né la vita, né la sorte della precarietà. Per tutti gli altri, i collaboratori occasionali, se le loro prestazioni, anche se sollecitate dai direttori, non diventano carta stampata prima di sei mesi, hai voglia ad aspettare la promessa di pagamento a 60 giorni dalla pubblicazione del pezzo. Si sostiene che, però, si è scongiurato che i giornalisti online facessero la stessa fine dei senza contratto giornalistico delle tv e delle radio private. E’ tutto da verificare. Comunque, i colleghi degli online, nati da una costola della carta stampata o figli di grosse aziende sul mercato delle telecomunicazioni, hanno o stavano per avere in tasca il contratto di serie a e ora, se al padrone del vapore salta la mosca al naso, potrebbero rischiare la retrocessione nelle serie b del protocollo sperimentale degli accordi per i telematici. Per il resto del mondo elettronico, peraltro non governato dalla Federazione degli editori, anche un contratto giornalistico di serie b potrebbe mettere in ginocchio le voci più deboli. Infine, bisogna vedere se la stessa Fnsi sia in grado di dare il buon esempio, contrattualizzando il lavoro giornalistico svolto nei fatti dagli operatori in servizio ai suoi notiziari quotidiani del sito www.fnsi.it