CRONACA DEI SILENZI

di Romano Bartoloni

Nel Palazzo cresce la voglia di riesumare i tempi dei giornali scritti sotto dettatura e della cronaca passata al setaccio. La rimonta delle leggi liberticide (Panebianco, Corriere della Sera 15 ottobre), le intimidazioni nei confronti dei cronisti, la contraffazione delle notizie, la stretta di vite sui rubinetti dell’informazione si coniugano con le suggestioni antitrasparenza ad abusare nel ricorso al segreto di Stato, al segreto delle indagini, al segreto d’ufficio (quasi sempre anacronistici segreti di Pulcinella). Un panorama che contrasta con la crescita della comunicazione senza frontiere, con la caduta di tanti feticci (caso Ustica), con sentenze della Cassazione e con le stesse regole della privacy che riconoscono il valore preminente del diritto di cronaca. La realtà è che troppa gente si impiastra le mani con la marmellata della comunicazione mediante un uso cinico e strumentale della moderna potenza delle tecnologie. Da una parte, il processo di normalizzazione punta a una distribuzione capillare nei pc dei giornalisti di una pappa precotta (comunicati, videogiornali preconfezionati ecc.) ad alto tasso di tendenziosità. Nel rovescio delle medaglia, le fonti di informazione specie delle forze dell’ordine, quando non si chiudono a riccio o non mettono la sordina sui protagonisti degli eventi, manipolano, enfatizzano i fatti per rassicurare l’opinione pubblica e per conquistarsi un ritorno di immagine. Il rispetto della privacy a scapito della notizia è diventato un pretesto nelle mani dei “furbetti della comunicazione”, perché non sempre le responsabilità delle censure sono da attribuire alla miopia di zelanti burocrati più realisti del re. La disciplina della privacy, il codice deontologico dei giornalisti, pronunce del Tar, del Consiglio di Stato e del Garante stabiliscono saldi principi a sostegno del diritto di cronaca, del libero accesso alle fonti di informazioni. Fatte salve le garanzie dell’imputato o dell’indagato (pubblicarne identità contribuisce alla rilevanza pubblica della notizia), vanno assicurati trasparenza e controllo della collettività sull’amministrazione della giustizia fatta nel nome del popolo. Porte aperte, anzi da spalancare, da parte delle pubbliche amministrazioni specie per quanto riguarda: i redditi dei contribuenti; la situazione patrimoniale delle società e dei responsabili di cariche pubbliche; gli emolumenti di pubblici concessionari; i dati anagrafici; i contenuti delle delibere degli enti locali.Se è d’obbligo la segnalazione degli incarichi, scegli a tua discrezione fra consigliere naz. della Fnsi, segretario dell’Unci (Unione naz. cronisti italiani), presidente del Sindacato cronisti romani

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