Inpgi, questione morale e riforma delle pensioni

Fino a quando è giusto accettare le operazioni finanziarie dell’istituto di previdenza? di Paolo Tripaldi (Sindacato cronisti romani) Può un ente di previdenza come l’Inpgi, seppur privatizzato, giocare in borsa comprando fondi e azioni? Certo che può, è permesso dalla legge che prevede forme di investimento pur tutelando una parte di liquidità che deve rimanere disponibile per pagare le pensioni almeno per un determinato numero di anni. Ma la vera domanda non è se è possibile dal punto di vista della legge ma se questa attività può essere moralmente accettabile per un istituto di previdenza dei giornalisti italiani. Possiamo realmente accettare che l’Inpgi, o chi per esso, investa in titoli il denaro dell’istituto, che poi sarebbe il denaro dei giornalisti? È una domanda che è giusto porsi soprattutto alla vigilia di una manovra annunciata dalle alte sfere dell’Inpgi dove si prevedono misure “lacrime e sangue”, così come sono state giudicate dai più di me esperti osservatori. Oggi in via Nizza ci sono soli sorrisi e ottimismo poichè l’istituto è lanciato verso una mission che ne fa un’azienda moderna e disinvolta e libera di investire dove e come vuole. Niente a che vedere, quindi, con l’idea di istituto che nei prossimi anni non potrà reggere il peso di pensioni con una base contributiva destinata sempre più ad assottigliarsi fino a scomparire del tutto. Base che invece, proporzionalmente, andrà sempre più ad arricchire quella della gestione separata anche se per finanziare sempre circa mille pensioni e niente più. Invece di concentrare sforzi sulla finanza non sarebbe meglio risolvere i problemi delle nuove figure professionali sempre meno inquadrate e sempre più sfruttate che dovrebbero allargare il bacino dei contribuenti attivi? il futuro dell’Inpgi è lasciato alle speculazioni finanziarie? Nessuno può contestare investimenti decisi dall’Inpgi se mirati ad irrobustire una riserva in grado di pagare pensioni future. Nessuno negli anni ha mai avuto niente da dire su acquisti di immobili se rendono il patrimonio ben solido. Ma l’acquisto di immobili non può essere paragonato all’acquisto di titoli in borsa o di fondi di immobili. Fino a quando queste operazioni finanziarie faranno registrare ancora utili per l’istituto, come avvenuto per il bilancio 2014, allora si vedranno sorrisi ma se la tendenza dovesse cambiare rotta allora davvero ci saranno “lacrime e sangue”. Non può essere giustificata tale attività finanziaria solo con il fatto che l’Inpgi si prende carico anche degli ammortizzatori sociali degli iscritti poichè se la gestione deve essere quella che è allora sarebbe meglio ricollocare tali spese allo Stato. Ma l’attività finanzia in se non porta solo rischi economici, anche se notevoli, mette l’istituto nelle mani di intermediari e broker sempre pronti a tirarti la giacca per proporti l’investimento migliore. Niente da meravigliarsi, quindi, se il presidente dell’Inpgi, che è appunto un giornalista e non esperto di economia e finanza, risulta indagato dalla Procura di Milano proprio per una sospetta operazione finanziaria, sono i rischi del mestiere.

Paolo Tripaldi

03/07/15

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