Può succedere anche questo. Un necrologio con frasi offensive mascherate da cordoglio, e a farne le spese è il direttore del quotidiano per «omesso controllo». E’ successo a Pierluigi Visci, che è stato condannato per un annuncio mortuario pubblicato nel dicembre del 2009 dal Resto del Carlino, in quanto all’epoca era il direttore responsabile del quotidiano di Bologna. Le condanne (con sospensione della pena) sono state un anno di reclusione all’autore dell’annuncio offensivo, e otto mesi a Visci. Assolto invece il dipendente della concessionaria che raccoglie gli annunci. Lo ha deciso il tribunale di Bologna nel processo per diffamazione con imputato l’ex marito della figlia di un professionista. La sentenza ? del 21 maggio. Le parole offensive erano inserite nel contesto di quella che sembrava una preghiera affettuosa: «Ti raccomandiamo, Signore, l’anima fedele del nostro fratello» con il nome del deceduto. Poi per? le parole diffamanti: «Nella tua clemenza cancella le spietate barbarie, le grandi e crudeli cattiverie contro persone deboli che non si potevano difendere». L’episodio, nella sua gravit?, pone in evidenza uno dei paradossi dell’attuale legge sulla diffamazione, che pure trova ragion d’essere nella difesa delle onorabilit? delle persone, e cio? il rischio di carcere per «omesso controllo» quando questo controllo ? nei fatti impossibile. Il Sindacato cronisti romani non chiede l’impunibilit? dei giornalisti, ma che le norme non siano persecutorie. Se un direttore dovesse controllare anche il testo dei necrologi o dei piccoli annunci non potrebbe di fatto fare il direttore.
FB
22/05/15