Si era anche spacciato come un aristocratico romano, una volta, per introdursi e firmare uno scoop da cronista al seguito di Papa Giovanni. Ma per i suoi colleghi che lo hanno salutato questa mattina, ai funerali nella chiesa Mater Dei nel complesso Don Orione alla Camilluccia, con Roberto Martinelli scompare un grande giornalista che ha dato nobiltà alla cronaca giudiziaria, e ha riconosciuto nobiltà alla notizia che soprannominò “la regina”, quella che comanda nel nostro lavoro. In occasione della cerimonia, nel momento dell’addio, tra le parole di saluto ricordiamo il bel ritratto che ne ha fatto il collega e amico Antonio Padellaro, che ne ha testimoniato la generosità impulsiva e naturale: “Da lui ho imparato delle cose che mi sono servite per tutta la vita”.
Martlnelli, 82 anni, è stato vicedirettore del Corriere della Sera e responsabile della redazione romana della Stampa, lavorando negli ultimi anni della carriera al Messaggero, con un contratto di collaborazione, quando suo figlio Massimo, ora vicedirettore, era già da tempo una delle firme di punta della cronaca giudiziaria del quotidiano romano. Martinelli è scomparso nella notte del 27 dicembre, ma la sua lezione di dubbio, incredulità e quindi necessità di conoscere e approfondire, vivrà ancora nel lavoro dei cronisti che non si lasciano addomesticare né dalla pigrizia né dal potere.
Il Sindacato cronisti romani