di Romano Bartoloni
Il Grande Vecchio Giulio Andreotti per 70 anni protagonista della scena politica italiana e internazionale avrebbe compiuto 100 anni il 14 gennaio scorso. E’ scomparso a 94 il 6 maggio 2013. Parlamentare dc dal 1945, è stato 7 volte presidente del Consiglio, 8 volte ministro della Difesa, 5 volte ministro degli Esteri, 2 volte ministro delle Finanze, 1 volta ministro degli Interni e una volta ministro del Tesoro.
A noi piace ricordarlo anche come decano dei giornalisti e cronista doc.
L’Andreotti scrittore di razza aveva il giornalismo nel sangue fin da giovanissimo. Ci ha lasciato da decano dei giornalisti con l’iscrizione all’albo dei professionisti di Roma fin dal 1 dicembre 1945, quando l’Ordine era di là da venire. Cronista della prima ora è stato tra protagonisti nella redazione del giornale clandestino “Il Popolo” diretto da Guido Gonella, ai tempi dell’occupazione nazista.
La sua professionalità giornalistica ( fra l’altro è stato direttore di autorevoli testate, ”Concretezza” e “30 giorni”) ha ottenuto tanti riconoscimenti, anche se nel suo cuore ha vissuto con calore e simpatia (a cominciare dallo scambio augurale ogni anno in occasione della consegna dell’Agenda del cronista) il suo ruolo di socio onorario del Sindacato cronisti che risale all’indomani della ricostituzione del sodalizio dopo la parentesi fascista. Spesso è stato a fianco ai cronisti nelle loro manifestazioni. Memorabile è stata la partecipazione al trentennale del SCR, l’8 gennaio 1977.
Nel Fondo a lui intestato presso l’Istituto Sturzo, tra le migliaia e migliaia di suoi documenti catalogati con cura certosina, sono custoditi 17 foglietti scritti a mano con il discorso rivolto allora, durante quella festa dei cronisti romani.
Le sue analisi sul mestiere di allora suonano sempre attuali:”…Talvolta si può credere che la validità di un giornale non duri che lo spazio di un mattino. Ma così non è. Se si pensa bene le cose scritte e quelle non scritte pesano non di rado ben oltre l’effimera fugacità quotidiana ed è per questo che la stampa si chiama ed è un potere…”.
“….I rapporti tra giornali e sviluppo della città: il ruolo è di impulso per individuare problemi, stimolare interventi e controllare esecuzioni…”
“…Sono convinto che i giornali costituiscano uno strumento insostituibile e quasi cassa di compensazione per formare le generazioni del domani ed è l’augurio di riuscire anche in questo campo che io formulo al Sindacato cronisti romani”.
Gli aforismi di Andreotti, la sua Andreotteneide, sono stati immortalati nella storia politica e sono tuttora divertenti e di attualità per il loro umorismo graffiante: il potere logora chi non ce l’ha; la cattiveria dei buoni è pericolosissima; in politica ci sono più Dracula che donatori di sangue; so di essere di media statura ma non vedo giganti attorno a me; non basta avere ragione, bisogna avere anche qualcuno che te le dia; a parte le guerre puniche, mi attribuiscono di tutto; i pazzi si distinguono in due tipi: quelli che credono di essere Napoleone e quelli che credono di risanare le Ferrovie dello Stato; l’umiltà è una virtù. Ma non quando si esercita nelle dichiarazione del redditi; dite sempre la verità, ma salvo nelle aule di giustizia, non dite mai tutta la verità. E’scomodo e spesso arreca dolore; amo talmente la Germania che ne preferivo due; io sono postumo di me stesso; essendo noi uomini medi, le vie di mezzo sono, per noi, le più congeniali.