Sta morendo per soffocamento da incuria, ignoranza, inciviltà la storica mitica Roma dei pini immortalata nelle stampe del Pinelli, negli acquerelli dei pittori inglesi dell’Ottocento e di Roesler Franz, nel poema sinfonico di Ottorino Respighi, nei film di Federico Fellini e di Paolo Sorrentino.
Anche se hanno una certa età meriterebbero una fine più gloriosa magari nel segno del ricambio generazionale e non condannati a morte perché vecchi e malandati e con colpe altrui sulla coscienza come quella di precipitare sulla testa dei romani, seminando morte, feriti, distruzioni d’auto e tanta paura. Simbolo e identità della romanità, quegli ombrelli sempre verdi hanno raggiunto nei secoli record di altezza (30 metri), di resistenza e di durata, dominando il panorama urbano dal centro alle campagne. Ma oggi anche per loro sono cambiate le condizioni di vita e non godono più dell’amore e delle cure dei tempi andati dell’Urbe quando l’immensa metropoli era di là da venire, e il servizio comunale dei giardini, ideato da Papa Pio IX due secoli fa, era il fiore all’occhiello di Roma.
In tutta la città, ville storiche, parchi, giardini, strade, vie consolari, se ne conterebbero intorno ai 120mila su una popolazione arborea di 314.500, primeggiando su platani e querce. Con un territorio di 41.500 ettari di vegetazione, il verde di Roma supera la concorrenza delle altri capitali europee che, però, vantano un patrimonio naturalistico meglio custodito e conservato. In condizioni ideali di salute e di ambiente, senza mutilazioni di radici e di morsa di asfalto, il pino domestico può campare 200/250 anni.
In un lungo post pubblicato su Facebook a fine febbraio, la sindaca Virginia Raggi si è inalberata di fronte ai crolli in serie di piante, tronchi e rami che hanno obbligato il Comune impotente contro tanta furia a chiudere per giorni parchi e cimiteri. La sindaca ha annunciato a muso duro una radicale azione dì sterminio dei pini, e si è appellata al Governo per avere soldi e mezzi per scatenare la guerra di distruzione. “Bisogna avere il coraggio di dire che serve un’azione straordinaria: un’azione che, inevitabilmente, cambierà il paesaggio di Roma. I pini secolari fanno parte del panorama di Roma ma così non si può andare avanti”. Per la prima cittadini non c’è altro rimedio, non basta più la manutenzione, vanno abbattuti perché sono vecchi e pieni di acciacchi e malattie, precisando: “Molti degli esemplari caduti hanno circa 90 anni: sono stati piantati durante il regime fascista e ora sono giunti al termine della loro esistenza”. Negli ultimi due anni, il Comune ha condotto un monitoraggio sullo stato di 82 mila alberi, buttandone giù oltre 2.000 e segnando i tronchi con una croce le migliaia di pericolanti da sradicare o mettere in sicurezza con urgenza. Ma ha le mani legate perché le casse municipali sono vuote, e per ora non resta ai passanti che passare alla larga dalle zone pericolose.
GIARDINIERI CERCASI – A Roma c’è un giardiniere ogni 2mila alberi e a ogni raffica di vento si rischia la tragedia e si chiudono in fretta e furia e a tempo indeterminato parchi, ville storiche, cimiteri. Il servizio giardini del Comune di Roma, nato nel 1926 e un tempo orgoglio della capitale con scuola d’avanguardia in Europa, è diventato l’ombra di se stesso ridotto a 180 giardinieri specializzati che dovrebbero curare e potare 315mila alberi in un territorio immenso da manutenere. Per decenni, la scuola ha organizzato corsi di 4 anni al termine dei quali gli allievi idonei, che avevano ricevuto un’adeguata preparazione tecnica, venivano assunti direttamente dal Campidoglio. Dalla metà degli anni ‘70, a causa delle nuove norme sulla pubblica amministrazione, non è stata più possibile l’assunzione diretta e così sono diventati obbligatori i concorsi pubblici, e da allora la scuola ha perso valori, compiti e allievi. Negli anni ‘80 ne erano in organico 1500, già allora insufficienti rispetto a una pianta organica di 2500. Oggi l’impegno di manutenzione è diventato sovraumano e mal compensato, e malridotto a disservizi appaltati sottocosto e con personale poco preparato. Le ditte appaltatrici, purtroppo, non sono all’altezza della situazione, anzi alcune di esse sono finite nelle cronache giudiziarie ai tempi di mafia capitale.
E, intanto, con il nuovo libro dei sogni del regolamento comunale del verde, lo storico servizio giardini ha perso oltre energie e risorse anche l’identità, ribattezzato anonimamente area tecnica del dipartimento tutela ambientale.