di Romano Bartoloni
A Papa Francesco vengono riconosciute unanimemente eccezionali doti di comunicatore. Come il poverello di Assisi, di cui porta il nome, ha operato una radicale rivoluzione nell’annuncio del Vangelo, dalle chiese alle piazze e in più esteso a quelle virtuali praticamente senza confini. Anche nella rete, conta su milioni di follower. Protagonista in filo diretto del mondo digitale ha lanciato, in occasione dell’ultima giornata mondiale delle comunicazioni sociali, il grido d’allarme sulla erezione della nuova Torre di Babele dei linguaggi online formato fake news che diffonde, a macchia d’olio, disinformazione, informazione distorta, infondata, ingannevole, realizzando “obiettivi voluti: influenzare le scelte politiche e favorire ricavi economici”. Le bufale intrappolano il navigatore “perché si mimetizzano, appaiono plausibili” e “guadagnano una tale visibilità che persino le smentite autorevoli difficilmente riescono ad arginarne i danni”.
Dietro questo maremoto di falsità c’è sempre, secondo il Papa, “la logica del serpente, la strategia utilizzata dal serpente astuto, di cui parla il Libro della Genesi, il quale, ai primordi dell’umanità, si rese artefice della prima fake news, che portò alle tragiche conseguenze del peccato, concretizzatosi poi nel primo fratricidio. La strategia di questo abile padre della menzogna è proprio la mimesi, una strisciante pericolosa seduzione che si fa strada nel cuore dell’uomo con argomentazioni allettanti”. Proprio in questi giorni, l’Osservatorio dell’Agcom ha denunciato che, nel primo bimestre di quest’anno, si è ulteriormente ampliato il buco nero della disinformazione nell’online.
Come fronteggiare e magari sconfiggere il diavolo che serpeggia nella rete spandendo il suo veleno? In vista delle elezioni continentali di fine maggio, la Commissione europea ha varato un codice di condotta contro le campagne di disinformazione che avvelenarono il referendum sulla Brexit e le votazioni presidenziali negli USA. Google e Facebook hanno promesso un più alto livello di trasparenza e un archivio di inserzioni politiche aperto al pubblico. Per il Papa, tuttavia, il miglior antidoto contro le falsità sono le responsabilità delle persone, e ne è “particolarmente coinvolto chi per ufficio è tenuto ad essere responsabile nell’informare, ovvero il giornalista, custode delle notizie. Egli, nel mondo contemporaneo, non svolge solo un mestiere, ma una vera e propria missione. Ha il compito, nella frenesia delle notizie e nel vortice degli scoop, di ricordare che al centro della notizia non ci sono la velocità nel darla e l’impatto sull’audience, ma le persone. Informare è formare…”.
Francesco ha la stoffa del cronista di razza, il carisma del grande comunicatore che padroneggia tutti i mezzi di dialogo fino al tu per tu via Twitter. La sua oratoria è colloquiale piena di esempi di vita quotidiana e di metafore a forte presa, con un linguaggio gentile, premuroso, affabile e affettuoso. Tempo addietro, si recò in visita a un quotidiano romano, discutendo sui valori della cronaca con competenza e cognizione di causa. In soldoni si è spiegato così. Per essere credibili, responsabili e professionali, bisogna essere concreti, stare sui fatti, affrontare la realtà dei fatti, verificarne le fonti, parlare con la gente, cercare la verità, combattere le fake news e il gossip. Andrebbe invitato a svolgere una lectio magistralis nei corsi di formazione professionale per i giornalisti. Mai, come oggi, è indispensabile un giornalismo di qualità anche nella rete per aiutarci a distinguere il vero dal falso.