Riflessione del consigliere nazionale dell’Unci, Romano Bartoloni
Al Congresso Fnsi di Chianciano in gennaio si è levata angosciosa la voce del mondo del precariato frustrato e sottopagato e in cerca di solidarietà e tutele sindacali. Ma ha ricevuto scarsa udienza, comprensione sà ma porte sempre chiuse. Per loro non c’è ancora un posto dignitoso nel sindacato dei giornalisti. Si è assistito a un serrate in ranghi intorno alle ultime roccaforti dei garantiti, nonostante si continui ogni giorno a perdere pezzi. Gli iscritti alle Ast sono in calo vertiginoso e si sono ridotti a poco più di 15mila, mentre premono e fremono alle porte oltre il doppio dei senza Patria esposti ai capricci degli editori.
Anche nel settore della cronaca, l’altra faccia della luna ha subito un tracollo doloroso di rappresentanza. Eravamo all’Unci oltre 1500, abbiamo perso un migliaio di colleghi cronisti sacrificati sull’altare della crisi occupazionale. Ma al congresso di Fiesole viceversa il sacrosanto appello dei diseredati ha incontrato orecchie attente e cuore e menti disponibili. Come altre volte, l’Unci riuscirà a svolgere una missione pioneristica in soccorso soprattutto dei giovani tanto bisognosi di una casa sindacaleà Perché, in attesa che cada il muro dei pregiudizi e delle incomprensioni, non precostruire una specie di lista di attesa, ricalcando il criterio dei profili diversi promosso dalla Casagit con successoà Il sindacato dei giornalisti, la Fnsi, le Ast, l’Unci, i gruppi territoriali dei cronisti potranno tornare forti e numerosi il giorno in cui, ai tavoli delle trattative, potranno mettere sul piatto della bilancia una forza e un’autorevolezza di 50/60mila sindacalizzati con certezze di diritti e di doveri, cioà tanti quanti sono oggi quelli che di fatto svolgono lo stesso mestiere.