di Cristiana Cimmino
Ho sempre pensato che il ruolo di un giornalista andasse al di là della mera informazione. Credevo di avere il privilegio di fare un mestiere che poteva e doveva raccontare la storia nel suo divenire. Perché un buon cronista, che sia di politica , nera o rosa o bianca, questo dovrebbe fare: raccontare il suo tempo nel modo migliore possibile.
Ma oggi è ancora vero questo assunto, che ho condiviso con i miei colleghi in vari giornali, in particolare durante quella romatica avventura che si chiamava Paese sera ? Io credo di sì, e so di non essere sola. La politica di oggi parla ai suoi presunti elettori attraverso i vari social. L’emergente leva della classe politica del nuovo millennio parla su Istagram, facebook, twitter. In Italia come nel resto del mondo. E questo “metodo” fa credere all’uomo e alla donna della strada, di essere direttamente in contatto con questo o quel leader, con questa o con quella istuzione.
Niente di più falso. Perchè quello che i social non dicono è, o dovrebbe essere, la vera, l’unica vera, informazione. Niente di più illusorio che i bombardamento di notizie che ci arriva sul web, attraverso i cosiddettii social, significhi essere informati.
Perché i social non sono affatto democratici e veritieri. Perché dietro ai profili, ai twtt, alle immagini postate come si volesse far entrare il fan o l’elettore, direttamente a casa nostra, ci sono sqaudre di comunicatori, che con il gioranalismo non hanno nulla a che fare, anche se, aimè, alcuni di loro, sono comunque giornalisti professionisti- Non c’è niente di casuale, niente di spontaneo. Perciò mi pongo e vi pongo una domanda, cari colleghi del sindacato cronisti romani: esiste ancora un ruolo per un cronista nell’era dei social, che danno l’illusione di entrare nella vita quotiiana dei vari personaggi, di qualunque spettacolo si tratti.
Quei social che possono martellare di notizie, senza alcun controllo senza alcuna regola. Mettersi contro l notizie frullate dell’era dei social sarebbe, per il cronista oderno, una battaglia e eeimpari. uello che invece il cronsta di oggi puà fare è dare quelle notizie che i social ignorano oppure fornire un altro punto di vista su notiezie correnti, scavando, investigando, dando voce a chi, nei social e nelle trasmissiomi televisive, voce non ha.
Non credo di aver soperto l’acqua calda nell’affermare questo. Allora perchè sono ben pochi i giornalisti che rischiano in prima persona. Perchè siamo ostaggio dellla malavita organizzata, che minaccia senza neppure nascondersi i giornalisti che rischaino ancora per dare certe notizie. Perchè è in atto una mistificazione dell’informazione. E sarebbe giusto riportare suddetta informazione sulla retta via.
Sarebbe giusto che i nostri organi di categoria, Ordine e Sindacato,intevenissero, per difendre questi colleghi e un’imformazione decente e veritiera. Ma questo non avviene. Perchè gli editori sono ormai lobby di potere che hanno ben altri interessi aldilà dell’informazione. Perchèi quello che i social non dicono fa comodo a molti ignorare. Perchè ci si trastulla nell’illusione che basti un link per essere informati. E anche perchè i giovani cronisti di oggi crescono a pane e social. Nelle tante scuole e master dell’Ordine non si insegna certo come dare un’informazione equa e documentata.
Eppure sono sicura che anche tra i cronisti di oggi, tra i “giovani ” quarantenni che non hanno ancora un contratto e nemmeno troppe speranze di averlo, ci siano tanti bravi professionisti cui noi, vecchia guardia, cronisti che ne hanno macinata di strada, abbiamo il dovere di tramandare un mestiere che, ancora oggi, è termometro di ogni democrazia che vogiia dirsi tale. Perchè di un’informazione asservita e ingannevole si giova soltanto il malcostume, il malaffare, il populismo.