IL RE NUDO/NIENTE PRIVACY PER IL POLITICO

di Romano Bartoloni Sale l’onda di indignazione contro il ddl Alfano liberticida, anticostituzionale e censorio, perché, nei fatti, contiene la diffusa suggestione nel sistema dei poteri di disciplinare la scala dei valori delle notizie di interesse pubblico e di classificare gli eventi da destinare o non destinare all’opinione pubblica, ridimensionando una caratteristica prerogativa del giornalismo. Allo stesso tempo, si moltiplicano le opinioni anche autorevoli sul diritto della società moderna a vedere il re nudo, perché la rilevanza dei fatti non è solo giuridica, ma anche politica, sociale ed etica. Tra gli altri, l’ex garante Stefano Rodotà ritiene che l’asticella della riservatezza deve essere più bassa per i politici, nel senso che essi “hanno una più ridotta aspettativa di privacy”. Il prof. Carlo Federico Grosso, penalista e ordinario di diritto penale, sostiene che “i fatti privati di quanti ricevono il consenso della gente devono essere conosciuti. Sapere chi frequenta e come vive chi ho votato è un mio diritto”. Le cronache sul potere costituiscono un osservatorio sul funzionamento dello Stato e svelano i meccanismi del rispetto delle leggi e delle regole. Impedirle diventa censura e un atto incostituzionale contro l’art. 21 sulla libertà di stampa, secondo la valutazione del Consiglio superiore della magistratura. In proposito, è stata perentoria la presa di posizione del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa ( 12 febbraio 2004) nel riaffermare “il diritto dei media di pubblicare informazioni negative o critiche sui politici e sui rappresentanti delle istituzioni”, e di fornire anche informazioni sulla sfera privata “in quanto gettano luce sulle modalità con cui tali figure pubbliche svolgono le funzioni alle quali sono chiamate”. In sintonia e a ruota della direttiva di Strasburgo, si è pronunciato l’ufficio del garante per la privacy diffondendo una news-letter. Di recente, la Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) ha sentenziato che “la libertà di stampa prevale sulla riservatezza”. L’Italia rimane, tuttavia, uno dei pochi Paesi dell’Occidente che difende con ostinazione la privacy degli uomini pubblici, negli Stati Uniti, e non solo, satira e stampa formano un vero e proprio quarto potere che mettono alla berlina i politici, con tutte le armi gossip compreso. In Giappone è stato costretto a dimettersi il ministro delle finanze Nakagava per aver alzato il gomito al G7 di Roma. Mentre a Roma la Camera salva con l’ombrello dell’immunità l’on. Katia Belillo dalla querela di Sabrina Ferilli. Appare evidente che il provvedimento, così come impostato, intende salvaguardare i privilegi della casta con una sorta di salvacondotto. Quando sarebbe più comprensibile escludere dalla disciplina del ddl gli atti riguardanti le cariche elettive di ogni livello e gli amministratori di società pubbliche o a partecipazione statale. Nell’epoca del villaggio globale e della comunicazione elettronica in tempi reali, l’esposizione e più spesso la sovraesposizione sui mass-media e in Internet sono diventate la chiave di volta per conquistare popolarità e posizioni di prestigio, con il rischio che le apparenze e il virtuale finiscano per contare più delle cose e dei fatti e che prevalga la suggestione di giocare impunemente a rimpiattino con i valori della trasparenza e della lealtà di governare nel nome del popolo. I politici, gli amministratori e i personaggi pubblici, i potenti comunque, non possono invocare le ragioni della privacy come gli altri cittadini, perché devono garantire di essere irreprensibili in ogni situazione, 24 ore su 24; perché chi chiede la fiducia degli altri, chi decide sui nostri risparmi, sulla nostra salute, di fatto sulla nostra vita, si assume il dovere di essere d’esempio, di mettersi sotto la lente dell’opinione pubblica non soltanto quando gli torna comodo per la sua parte politica e per la sua carriera. Forse a corto di idee migliori, il potere ha imparato a gestire il gossip e il sensazionalismo per raccogliere simpatie e solidarietà a buon mercato, raccontando di sé stesso sentimenti, storielle, delusioni, desideri, fobie, smancerie pettegolezzi. Il 4 febbraio scorso su “Repubblica”, Filippo Ceccarelli ne ha offerto una divertente testimonianza. A volte, si servono di esperti della comunicazione e di agenzie di pubbliche relazioni per annunciare, come nel caso del ministro degli esteri Franco Frattini e di “lady” Chantal Sciuto, che tra i due ” è scoccata una scintilla di amore” e che “è nata una tenera love story”. Nove mesi più tardi, la rottura del rapporto con un gelido scambio di sms a ridestare pruderie sul mondo dei vip. “Sui fatti loro”, le cronache chiacchierate, non più di esclusivo monopolio dei giornali/periodici popolari e trash, continuano ogni giorno a sfornare notizie e commenti offerti di prima mano dagli stessi protagonisti: Berlusconi è dimagrito di quattro chili, la Mussolini confessa le molestie subite sul tram a 17 anni (i “particolari all’interno”), Sgarbi è in bolletta e fatica a mantenere i diversi figli, la senatrice Finocchiaro usa ancora gli slip mentre le sue college indossano ormai il perizoma, da adolescenti Barbara D’Urso e l’ex presidente della vigilanza Rai, Villari, si amarono, il figlio di Bossi ha fatto pace con il papà che gli aveva negato un soggiorno all’isola dei famosi, il ministro Brunetta sta mettendo su casa con Titti, l’on. Paola Concia riceve in aula occhiata assassine da una bella collega del centrodestra, dopo il corso di addestramento il ministro Bondi non ha più paura di volare, il cane del ministro La Russa abbaia quando sente alla radio l’imitazione del padrone fatta da Fiorello, il ministro Matteoli si è intossicato con un riccio di mare, il somaro della Brambilla raglia quando la padrona parte per Roma e via via spettegolando. Viceversa, “lor signori” si indignano, si stracciano le vesti, gridano all’untore, quando i soliti ficcanaso, i cronisti, scoprono altarini e marachelle che incrinano dirittura morale e senso dello Stato, o più semplicemente li innalzano alla ribalta per vizi o false virtù. Se un sostenitore di spicco della politica per la famiglia, mette le corna alla moglie, il tradimento non diventa giocoforza un affare pubblico? Se una parlamentare abortista abortisse, non si griderebbe allo scandalo? Se un politico xenofobo permettesse nella sua azienda collaboratori clandestini, non finirebbe nell’occhio del ciclone? La violazione della legge e delle regole di buona condotta amministrativa è questione di competenza della giustizia, ma il comportamento morale pesa nel giudizio dell’opinione pubblica che dovrebbe essere l’ago della bilancia di ogni democrazia. Se la comunicazione si è trasformata in uno dei motori dei tempi moderni, la persona pubblica dovrebbe avere il coraggio civile di saper vivere come se fosse, minuto dopo minuto, sotto gli occhi della telecamera nella casa del Grande Fratello.

Previous post SALDI DI FINE STAGIONE GIORNALISTICA
Next post CRONACA E SMS AL SERVIZIO DEI ROMANI
Social profiles