Continua il tormentone contro l’informazione di cronaca. Nei mesi di dicembre e gennaio, come probabilmente sapranno tutti cronisti, è scoppiata la grana del filtro degli uffici stampa delle questure con i noti effetti dirompenti sulle notizie della nera e dell’ordine pubblico. Adesso, dopo un periodo di tregua, sono tornati alla carica i tribunali. A Roma, in base alle sollecitazioni dei cronisti giudiziari, siamo stati costretti a chiedere spiegazioni ai presidenti dei tribunali (vedi sotto), rimarcando i nostri passi presso le Authority sui dubbi di correttezza delle fonti ufficiali di informazione. Peraltro, sulla generale pesantezza della situazione, il presidente nazionale dell’UNCI, Guido Columba, ed io stesso, in spirito di servizio per la categoria e per l’intero sindacato, abbiamo richiamato l’attenzione del Presidente della Repubblica nel corso della recente udienza al Quirinale. Pensiamo che, una volta superata la crisi del contratto, si debba tutti insieme rimettere la barra sul diritto-dovere di cronaca. Roma 14 febbraio 2001
Prot. N. 4817
Prof. Luigi Scotti
Presidente del Tribunale penale di Roma
Giovanni Francesco Lo Turco
Presidente Corte d’Appello di Roma
Egr. Presidente,
anche a nome del Direttivo, esprimo la più viva preoccupazione per il giro di vite imposto all’informazione di cronaca giudiziaria all’interno dei palazzi di piazzale Clodio. Perdurando le attuali condizioni di restrizioni degli accessi, della libera circolazione, e delle interviste in presa diretta nelle aule, diventerà sempre più difficile esercitare il diritto-dovere di cronaca e garantire un’informazione puntuale e completa secondo i principi costituzionali e la legge professionale. Peraltro, si è ricavata la sgradevole sensazione di un divieto mirato perchè rivolto non “extra omnes” bensì esclusivamente ai giornalisti, e perchè non giustificato da circostanze di carattere eccezionale.
Per nostra cultura ed esperienza, la serietà e la credibilità del lavoro giornalistico si fondano sulla pluralità delle fonti di informazione, sulle verifiche incrociate delle stesse raccolte a caldo e dal vivo, e non da ultimo sulla trasparenza dell’amministrazione della giustizia, chiave di volta del sistema democratico perchè esercitata in nome del popolo. Anche se non sempre possano essere invocati a norma di codici e di leggi, il cosiddetto segreto istruttorio e la riservatezza delle indagini giudiziarie hanno sempre incontrato la sensibile attenzione e comprensione dei cronisti, i cui scopi e compiti non sono poi così diversi da quelli dei magistrati, e cioè di assolvere al meglio un corretto servizio per i cittadini.
Nella fiducia che le misure possano essere riviste anche attraverso un chiarimento ravvicinato, mi è gradita l’occasione per sottoporre alla sua attenzione un documento riguardo la costituzione di un organismo di garanzia sulla correttezza delle fonti ufficiali di informazione. Cordiali saluti.
Romano Bartoloni