Sciopero a Roma per il carrozzone delle municipalizzate
Lo sciopero a Roma di venerdì 25 ottobre, non soprattutto per protesta contro i
responsabili della città diventata invivibile, malandata e malridotta per i cronici mali
e disservizi (dai trasporti in disarmo alle montagne di rifiuti, dalle voragini stradali ai
parchi giungle), ma contro la Giunta comunale perché intende sbarazzarsi, in base a
leggi ignorate per anni, del carrozzone e dei poltronifici delle società partecipate con
debiti miliardari, e che, di conseguenza, mette in mezzo a una strada dipendenti
assunti a migliaia in oltre 20 anni di allegre gestioni. Peraltro, uno sciopero con
connotazioni di serrata delle municipalizzate.
di Romano Bartoloni
Domani venerdì 25 ottobre sciopero a Roma non soprattutto per protesta contro i
responsabili della città diventata invivibile, malandata e malridotta per i cronici mali
e disservizi (dai trasporti in disarmo alle montagne di rifiuti, dalle voragini stradali ai
parchi giungle), ma contro la Giunta comunale perché intende sbarazzarsi, in base a
leggi ignorate per anni, del carrozzone e dei poltronifici delle società partecipate con
debiti miliardari, e che, di conseguenza, mette in mezzo a una strada dipendenti
assunti a migliaia in oltre 20 anni di allegre gestioni. Peraltro, uno sciopero con
connotazioni di serrata delle municipalizzate.
Pare incredibile che la Sindaca Raggi, che ha sulla coscienza i disastri e le piaghe
della capitale, abbia trovato il coraggio di tagliare i rami secchi del Campidoglio,
causa storica del collasso finanziario, del degrado e del declino della metropoli e
delle infiltrazioni malavitose nei gangli vitali della amministrazione pubblica. Con
alla testa le fallimentari esperienze di Atac e Ama, è restata finora intoccabile una
miriade satellitare di società , enti, istituzioni facenti capo al cosiddetto Gruppo di
Roma capitale; che di fatto ha esautorato, smobilitato e svuotato di energie e risorse
con pessimi risultati l’amministrazione municipale, la quale ha così rinunciato ai suoi
istituzionali doveri e compiti di cura e di manutenzione della città . Prima della Raggi,
tentò l’impresa demolitrice il Sindaco Marino che, proprio per il suo osare, fu
cacciato ignominiosamente. Comunque, anche recidendo il grosso bubbone, non se
ne esce senza restituire il Comune al Comune con la sua secolare identità e funzione
amministrativa, senza più delegare a nessun estraneo la esistenziale dignità del
lavoro in proprio al servizio della metropoli, e anche senza preoccuparsi di assorbire
nei quadri capitolini, come più volte pattuito, i lavoratori delle società partecipate in
via di liquidazione.