Riqualificati sui Social Media (Magari con la laurea in Medicina)
di Giacomo Carioti
Lanciato con grande enfasi, ampiamente condivisa dagli esponenti dalle nostre strutture rappresentative, è stato pubblicato il Bando per l’ammissione di 18 allievi ad un Corso di Formazione rivolto alla riqualificazione professionale di “Giornalisti inoccupati o disoccupati, preferibilmente di età superiore ai 45 anni con prolungato periodo di disoccupazione”. Questo corso, cofinanziato dall’Unione Europea ed approvato dalla Regione Lazio, si intitola:
“Il giornalista 3.0 – dal Social Media Editor al produttore di video virali”. Fin qui tutto molto interessante, sembra una bella iniziativa.
Le perplessità nascono quando si va a scorrere l’elenco dei requisiti per l’ammissione. Con quelli ovvi, come l’iscrizione all’Ordine, la disoccupazione e la buona conoscenza del pc, ce n’è uno che lascia sconcertati: il possesso di una “Laurea specialistica”. Ora, premesso che le Lauree Specialistiche non esistono più da quando è entrata in vigore la riforma dell’università (che ora prevede Lauree Triennali e Magistrali), si presume che con questa errata dizione si voglia intendere “Laurea Magistrale”. Su segnalazione di molti colleghi, si sottolinea il fatto che non è possibile accettare una tale discriminazione (peraltro, oltre che confusa, generica e ingiustificata, in quanto si ammetterebbero le lauree in Medicina, ma verrebbero esclude ben più pregnanti, nello specifico, lauree triennali…) per un simile corso di riqualificazione professionale. Un bando del genere, rivolto agli iscritti all’Ordine dei Giornalisti, non dovrebbe prevedere alcuna discriminante scolastica o accademica, se non quella legalmente prevista, appunto, per l’accesso all’Ordine. Sorprende e sconcerta il fatto che le nostre rappresentanze sindacali non abbiano chiosato questa incongruenza e non ne abbiano preteso la cancellazione. Lo facciamo noi in questo momento, chiedendo il commento dei colleghi ed una tempestiva correzione del bando.