Dal Congresso Fnsi il modello-editori: svuotare le redazioni e più precari
Negli ultimi 10 anni oltre il 20% dei giornalisti professionisti, in età matura ma a stragrande maggioranza ancora in gamba, è stato mandato a casa, in pensione, in prepensione, licenziato, in cassa integrazione, lasciandosi alle spalle la palude di un precariato sottopagato e ricattato. Nella sua relazione di apertura, al Congresso Fnsi di Levico, il segretario Raffaele Lorusso, ha documentato il crollo dell’occupazione e l’esodo massiccio dai posti di lavoro. Ecco i dati forniti sulla crisi del settore: nel 2008 gli occupati erano 18.866, nel 2018 15.016 con un saldo di 3.850 esodati, pari al 20,4%. Nello stesso periodo, il numero dei giornalisti pensionati è cresciuto in modo preoccupante del 58,7%: da 4.256 del 2008 al 7.240 del 2018, precipitando il rapporto con i giornalisti in attività a 1,56, cioè nemmeno 2 attivi per ogni pensionato. Marina Macelloni, presidente dell’Inpgi, ha rincarato la dose: “Negli ultimi 5 anni il giornalismo ha perso il 15% dei posti di lavoro dipendente e la spesa per ammortizzatori sociali è cresciuta del 58%”.
Drammatica e inquietante l’analisi di Lorusso nel denunciare che “il ricorso al pensionamento è stato il principale ammortizzatore sociale”, peraltro, “non sempre utilizzato correttamente”. Se i pensionamenti “hanno evitato licenziamenti e operazioni di macelleria sociale, in altri casi si è trasformata in un escamotage legale per alleggerire i bilanci delle aziende e trasferire i costi sul bilancio Inpgi”. Nel settore della carta stampata sono stati spesi “milioni di euro esclusivamente per i pensionamenti anticipati, il ricorso agli ammortizzatori sociali, la distruzione del lavoro subordinato sostituito dal lavoro atipico, para subordinato e irregolare, la destrutturazione di fatto del contratto di lavoro”.
Il segretario Fnsi non si nasconde che, allo stato dei fatti, il rischio è che continui la decimazione di massa dei giornalisti, perché “la verità è che l’unico modello che hanno in mente gli editori prevede lo svuotamento delle redazioni e l’aumento del lavoro precario”. Questo quadro è di “ostacolo al rinnovo del contratto nazionale di lavoro” e “mette a rischio un presidio democratico, qual è l’informazione, creando una vera e propria emergenza”.
Al Congresso Fnsi, il nuovo segretario della Cgil, Landini, ha ricordato che “un giornalista contrattualizzato e’ un giornalista più libero”. Da parte sua, il presidente dell’Ungp, Guido Bossa, ha sostenuto che “se si mette il lavoro contro le pensioni, si danneggia il lavoro e ci rimettono anche le pensioni”.